Continuiamo la nostra strada verso la Beatificazione di Giovanni Paolo II, attraverso la lettura di un articolo di Don Giacomo Pavanello (pubblicato da Nuovi Orizzonti) che si sofferma sulla figura del nostro caro Papa polacco:
Ancora qualche giorno e saremo tutti pienamente immersi nella festa per la Beatificazione di Giovanni Paolo II il Grande. Abbiamo ancora in mente quel giorno di aprile del 2005, quando i cardinali e i vescovi riuniti a Piazza San Pietro, gli occhi fissi sulla bara del pontefice, cercavano di ripararsi da un forte vento che scompigliava le sacre vesti e i vestiti da cerimonia dei diplomatici presenti. Quello stesso vento giocava sfogliando le pagine della Sacra Scrittura appoggiate sul legno della cassa, fino a chiudere definitivamente il libro. Difficile non cogliere la potente metafora che la Natura voleva trasmettere in mondovisione: un’esistenza terrena si chiude, ma il vento continua; lo start è stato dato, ora inizia la gara.
Penso a quanto vento Giovanni Paolo II abbia permesso che soffiasse nella Chiesa e nel mondo: è giustamente considerato un Grande perché non si è limitato a scrivere e a parlare di nuova evangelizzazione, ma ha pure agito in prima persona, dando un esempio per evitare il rischio di un equivoco. Papa Wojtyła non ha assunto la logica dell’«Armiamoci e partite!», ma ha viaggiato in prima persona più di qualunque altro uomo di Dio. La stessa scelta del nome Giovanni Paolo, indicò fin dall’inizio la volontà di essere Apostolo delle genti, non stando dietro una scrivania o presiedendo riunioni e sinodi, ma mettendosi letteralmente in marcia. Fu molto criticato per questo suo protagonismo e per questo suo essere così visibile, tanto che alcuni vedevano in questo il rischio di mettere in ombra la Chiesa o, addirittura, Gesù Cristo. Io stesso, a Tor Vergata nel 2000, durante la Giornata Mondiale della Gioventù, scandivo il nome “Giovanni Paolo” e non “Gesù”: tuttavia, è a Lui che il papa polacco indirizzava l’attenzione, parlando sempre di Gesù e mai di sé.
La Comunità “Nuovi Orizzonti” nasce sotto il suo pontificato: come non pensare che tutti noi ci siamo abbeverati ad una fonte indicata con forza da Wojtyła? Chiara iniziò a percorrere gli inferi di Stazione Termini nel 1991. Proprio al 1991 risale un’enciclica capolavoro di Giovanni Paolo II che è la “Redemptoris Missio”, un faro per la nuova evangelizzazione. Non dimentichiamo che lo stesso termine “nuova evangelizzazione” fu coniato ed esportato in ogni angolo della terra proprio dal Papa. Nel testo citato, l’esordio è fulminante: “La missione della Chiesa è ancora agli inizi”. Viene da pensare che il Papa fosse male informato: come può dire che la missione della chiesa è appena agli inizi? Eppure, fatti alla mano, l’essere battezzati, addirittura l’essere consacrati, non garantisce di essere stati evangelizzati, cioè di aver permesso che l’annuncio di un Dio nato, vissuto, morto e risorto per la salvezza degli uomini diventasse esperienza di vita, s’incarnasse nel profondo della vita quotidiana di ciascuno. Quando proponiamo incontri di formazione all’evangelizzazione di strada, ricordiamo sempre che l’attenzione maggiore non va data alle tecniche o alle modalità; centrale è la persona in sé. Quante volte Papa Wojtyła ha voluto lottare contro ogni messa in ombra dell’unicità e irripetibilità di ogni essere umano!! In svariate occasioni ha ripreso in mano passaggi e concetti della Costituzione Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II dedicata alla posizione della Chiesa nel mondo contemporaneo, alla cui stesura lui stesso, ancora vescovo di Cracovia, diede un contributo particolare.
Se Paolo VI, con l’Evangelii Nuntiandi, ha dato il “LA” alla nuova stagione di evangelizzazione della Chiesa, Giovanni Paolo II è stato il nocchiero che ha preso in mano il timone e ha aperto la rotta, consegnando poi la barca della Chiesa a Benedetto XVI, chiamato a confermare tutti noi nella Verità.
Nuovi Orizzonti non può che essere riconoscente al grande pontefice polacco, perché ha rappresentato la paternità e il vivo esempio di ciò che era urgente fare per questi tempi. Egli però è stato una luce per tutti noi, non solo per le iniziative o gli spunti pastorali inerenti alla nuova evangelizzazione, ma anche per altri due aspetti. In primo luogo, ha incarnato in fondo la Gioia vera. Non mi spendo in parole: tutti noi conserviamo nel cuore tanti fotogrammi del papa polacco col sorriso stampato e gli occhi furbi accesi di vita. Un Piccolo della Gioia luminoso!! In secondo luogo, il suo rapporto con il dolore e la sofferenza. Mai se n’è sottratto! In un mondo come quello attuale, in cui si fa a gara per trovare la modalità più veloce e più efficace di togliere di mezzo non solo il dolore, quanto anche qualsiasi forma di disagio, Giovanni Paolo II è andato controcorrente. Ha voluto caricarsi coraggiosamente di ogni croce, sia quelle fisiche che quelle morali, sia quelle proprie che quelle altrui. Si è immerso con amore in quell’abisso di dolore in cui fin troppe volte l’umanità si trova a cadere, sapendo che niente come il soffrire apre e dilata il cuore, rendendolo capace di amare senza misura. Giovanni Paolo II ha insegnato a vivere quello che lui personalmente ha sperimentato: non si può annunciare quello di cui non si è fatto esperienza. Difficilmente si può essere credibili: si parlerà di Gesù, ma non sarà certo Gesù a parlare in noi. Nel 1993, a Denver, Giovanni Paolo II invitò i giovani con forza ad un rinnovato impegno evangelizzatore: parole quanto mai attuali.
“Non abbiate paura ad andare per le strade e nelle pubbliche piazze, come i primi Apostoli che predicavano il Cristo e la Buona Novella della salvezza sulle piazze delle città, delle borgate, dei villaggi. Non è ora di vergognarsi del vangelo! È ora di predicarlo dall’alto dei tetti!”
Grazie, Karol, il tuo spenderti senza risparmio ha aperto una strada luminosa di santità su cui ogni giorno cerchiamo di incamminarci. Grazie per aver dischiuso nuovi orizzonti per la Chiesa. Grazie per averci testimoniato con la vita che Gesù Cristo è gioia e amare è vita eterna. Grazie per aver mostrato con coraggio che il dolore è dignità che dilata il cuore. Grazie per aver abbracciato la croce. Fino alla fine. Grazie, Santità!
Capire la Santa Messa - Ultimo Appuntamento
10 anni fa
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