Continuiamo la strada verso la Beatificazione di Giovanni Paolo II, in programma nella giornata di domani, presentando due articoli molto interessanti: il primo mostra un miracolo che sembra esser frutto dell'intercessione di Papa Wojtyla (una bimba nasce sana nonostante fosse stato diagnosticata la sindrome di down); il secondo invece concerne un'intervista di Radio Vaticana al Cardinal Angelo Amato che ci trasmette l'idea di una Chiesa universalmente in festa per la beatificazione di Karol Wojtyla. Ormai le parole si sprecano, ma ogni volta sembra esserci un pezzetto nuovo che aiuta a completare il puzzle noto come Giovanni Paolo II:
(AGI) - CdV - "Nel 2007 alla tedesca Claudia, incinta di quattro mesi, l'ecografia aveva diagnosticato che la nascitura sarebbe stata affetta da trisomia 21". La donna invoco' l'aiuto di Giovanni Paolo II pregando intensamente affinche' la bambina invece nascesse sana e cosi' e' stato. "Al sesto mese una nuova indagine clinica mise in luce un ritardo della crescita fetale.
All'ottavo mese si manifesto' nella donna una gestosi, con ipertensione arteriosa ed edemi agli arti, che condussero a un parto prematuro, il 17 agosto. La piccola Helena risulto' perfettamente sana e continua anche attualmente a crescere normalmente". Lo racconta Saverio Gaeta nel libro 'Il miracolo di Karol', edito da Rizzoli, che ha potuto consultare quel "fiume ininterrotto di lettere che segnalano grazie e guarigioni" e che, rivela il giornalista, "ha continuato intanto ad affluire nella Postulazione della causa. E alcune di queste risultano straordinarie anche agli occhi di un profano".
Anche il caso di Jesse era considerato molto grave e le speranze che ne uscisse indenne erano molto poche. E, scrive Gaeta, "il nonno invoco' Papa Wojtyla e gli chiese di assistere il nipotino". Le indagini cliniche avevano infatti messo in luce che il suo fegato era stato danneggiato al punto da non essere piu' in grado di secernere diversi fattori della coagulazione necessari per la digestione, con il risultato che il suo stomaco stava avendo un'emorragia interna. Nel contempo non venivano prodotti gli enzimi che metabolizzano l'ammoniaca nel sangue. Il livello di ammoniaca aveva ormai superato quota 600, mentre il livello accettabile e' di 50, e ormai era imminente il rischio di irreversibili danni cerebrali. Il piccolo fu attaccato a una macchina per la dialisi del sangue, che riusci' a portare il livello a 200, comunque quattro volte piu' alto del normale. Gli vennero somministrati dei medicinali per aiutare, ma si sviluppo' un'emorragia per bocca difficoltosa da controllare. Dopo cinque giorni dal ricovero, con grande sorpresa dei sanitari, il neonato era ancora vivo.
Il livello dell'ammoniaca era ancora a 200, sebbene la dialisi fosse costante. Furono fatti un elettroencefalogramma e una tomografia del cranio, da cui ci si attendeva di vedere massive emorragie. Invece tutto risulto' privo di danni. Lo specialista dichiaro' che Jesse era "un sopravvissuto". Dalla Francia la cinquantenne Joelle, madre di un bambino che oggi ha 12 anni, descrive le proprie vicende. Nata con un foro cardiaco, che causa una non corretta circolazione (il cosiddetto "sangue blu"), venne sottoposta a diversi interventi chirurgici, che le "rattopparono" il cuore. Nel 2000 una indagine clinica mise pero' in luce un aneurisma all'aorta, che lo specialista consiglio' comunque di non operare, dati i rischi mortali.
Purtroppo pero' la situazione si aggravo' ulteriormente, tanto da rendere necessario, nel 2003, un intervento d'urgenza. A febbraio 2005, la donna si converti' al cattolicesimo durante un pellegrinaggio a Medjugorje e, subito dopo la morte di Giovanni Paolo II, provo' per lui una grande devozione. Il 6 aprile 2005, racconta la signora Joelle a Saverio Gaeta, "un dolore folgorante invade il mio torace: vedo la mia morte, prego il Papa: "Pieta', non voglio morire! Non voglio raggiungervi", e perdo conoscenza". Immediato il trasporto in ospedale e il ricovero in rianimazione cardiaca. La diagnosi e' chiara: dissezione dell'aorta, rottura dell'aneurisma. Nei giorni seguenti gli esami con il Doppler e l'Angio-scan consentono invece ai medici di constatare che tutto e' normale: incomprensibilmente, non si vede neppure la cicatrice dell'intervento che aveva sistemato l'aorta con un rivestimento di teflon. "Lei ha un cuore nuovo", e' lo stupefatto commento.
FONTE: AGI NEWS
*** *** *** ***
R. - Con sentimenti di gratitudine a Dio Trinità per il dono di questo grande Pontefice, che ha vissuto con radicalità il Vangelo di Cristo, da lui proclamato con coraggio ai quattro angoli della terra. Un aspetto significativo del suo pontificato è stato proprio l’entusiasmo missionario. I suoi viaggi apostolici erano vere e proprie “missiones ad gentes” per testimoniare la parola di vita e di verità di Nostro Signore Gesù Cristo.
D. - Papa Wojtyła ha ripetuto lungo tutto il suo Pontificato che la Chiesa e il mondo hanno bisogno di Santi. La sua Beatificazione ne è una conferma?
R. - Certamente. Se i conti sono giusti, Papa Wojtyła ha celebrato 1.338 beatificazioni (in questo numero ci sono anche gruppi di centinaia di martiri per una sola cerimonia) e 482 canonizzazioni. Sono tre le ragioni di questo autentico impegno pastorale: 1. ricordare ai fedeli di onorare con fedeltà gli impegni battesimali, corrispondendo alla loro chiamata alla santità (come dice il Vaticano II nel capo V della Lumen gentium); 2. mostrare al mondo che i beati e i santi, vivendo le beatitudini evangeliche, sono delle “buone notizie” per tutti. Essi, infatti, sono stati miti, misericordiosi, pacifici. I Santi sono autentici benefattori dell’umanità con l’accoglienza dei poveri e dei bisognosi, con la consolazione degli afflitti, con l’istruzione degli ignoranti, con la difesa dei deboli; 3. con il loro spirito di preghiera e di adorazione, i santi ci richiamano costantemente a vivere protesi verso la Gerusalemme celeste. I santi cioè spalancano la finestra di questo mondo al sole eterno della vita divina trinitaria. Uno degli aspetti più qualificanti del pontificato di Papa Wojtyła è stata la sua attenzione pastorale alla valorizzazione della santità. Del resto, mediante i beati e i santi molte famiglie cristiane e non sono state soccorse da miracoli clamorosi ottenuti con la loro intercessione. È come un potente raggio di grazia divina che risana le ferite dell’umanità.
D. - Per elevare un Servo di Dio all’onore degli altare c’è bisogno di un miracolo che nel caso di Giovanni Paolo II è stato accertato scientificamente. Ma quante altre testimonianze di santità avete ricevuto in questi anni dopo la sua morte?
R. - Una Beatificazione esige due elementi: la fama sanctitatis, e cioè la diffusa convinzione tra i fedeli della vita santa di un Servo di Dio, e la fama signorum, che è una conseguenza della fama di santità e che consiste nell’abbondanza di grazie e di favori ottenuti dai fedeli mediante l’intercessione di un Servo di Dio. Da questo punto di vista la causa di Giovanni Paolo II è stata facilitata sia da una diffusissima fama sanctitatis, sia anche da un’altrettanto solida fama signorum. Sono infatti innumerevoli le grazie – tra esse c’è anche il miracolo ottenuto da Suor Marie Simon Pierre – che i fedeli di tutto il mondo hanno ricevuto con l’intercessione di Papa Wojtyła. Ancora oggi arrivano testimonianze in tal senso. Proprio ieri mattina sul “Giornale” c’è la testimonianza della scrittrice Margherita Enrico che in un suo libro narra, fra l’altro, anche la guarigione miracolosa ottenuta dal suo bambino.
D. - Dopo l’annuncio della Beatificazione, che reazioni ha raccolto da parte della Chiesa nel mondo?
R. - Sono state tutte risposte di soddisfazione e di esultanza da parte dei Pastori e dei fedeli. Finalmente essi vedevano realizzato il sogno di venerare come Beato il Papa venuto dall’est. Dopo la sua morte, i cattolici di tutto il mondo erano profondamente convinti che Papa Wojtyła godeva già la comunione con Dio Trinità. Del resto, la sua tomba è stata ogni giorno meta di pellegrinaggi quotidiani, in tutte le stagioni, anche nelle giornate piovose e fredde. La beatificazione è la conferma solenne della convinzione del popolo di Dio, che crede che Giovanni Paolo II si trovi già in paradiso, da dove continua a ricordarsi di noi e a intercedere per i nostri bisogni spirituali e temporali.
D. - In molti già si chiedono quanto tempo trascorrerà prima della Canonizzazione di Giovanni Paolo II. Si può fare una previsione?
R. - Per la canonizzazione ci vuole un altro miracolo. Non credo che si possa fare una previsione precisa sulla data. Si può solo dire che dopo la beatificazione la postulazione si metterà all’opera per la raccolta delle grazie e per una loro eventuale valutazione. Una volta individuata una grazia, che potrebbe configurarsi come straordinaria, dopo l’indagine diocesana, ci sarà il processo romano, che comprende alcuni passaggi obbligati: commissione scientifica, consulta teologica, voti dei Padri Cardinali e Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi. Se tutto va bene, il Prefetto porta la documentazione dal Santo Padre per il suo consenso. Una volta espletata la procedura canonica, il Papa indice un concistoro pubblico, nel quale annuncia la data della canonizzazione. Vorrei fare una considerazione sul tempo. C’è in tutti una grande aspettativa di urgenza. È una realtà positiva. Vorrei solo aggiungere che il tempo in vista della canonizzazione non dovrebbe essere considerato tempo vuoto o semplice tempo di attesa. Questi mesi, questi anni sono un tempo provvidenziale per conoscere meglio la figura del Beato, per corrispondere con più fedeltà ai suoi esempi e insegnamenti. Questo tempo di attesa è quindi un tempo da riempire sia con la contemplazione del Beato sia con l’imitazione delle sue virtù. Un Santo non è solo da celebrare, ma soprattutto da imitare.
D. - Quali frutti si aspetta per la Chiesa da questa Beatificazione del primo maggio?
R. - Io credo che sono molti i frutti che la Chiesa si aspetta. Per i singoli fedeli Papa Wojtyła sarà ancora una volta ispiratore di conversione alla vita buona, di vocazione alla missione, di invito a “prendere il largo” (Lc 5,4) abbandonando gli atteggiamenti egoistici e incentivando gli abiti virtuosi della fede, della speranza, della carità, della fortezza. Per le nazioni “cristiane” la beatificazione di Papa Wojtyła sarà un richiamo serio a essere fedeli alle radici cristiane della loro civiltà, a evitare la deriva del materialismo pratico (dopo il perverso materialismo ideologico) e del relativismo etico, rifiutando l’aborto, le manipolazioni genetiche, l’eutanasia, la contraccezione, il divorzio. La Beatificazione non è solo un evento mediatico o sentimentale, ma un evento di grazia che deve produrre frutti spirituali di maggiore fedeltà al Vangelo. Se la beatificazione di Papa Wojtyła produrrà questi frutti sarà un’ulteriore conferma della sua santità.
FONTE: Radio Vaticana
Capire la Santa Messa - Ultimo Appuntamento
10 anni fa
0 commenti: on "Continuando la via verso la Beatificazione"
Posta un commento