Il 25 Settembre scorso, Papa Benedetto XVI procedette alla beatificazione di Chiara "Luce" Badano: un nome che significa speranza per tutti noi, soprattutto giovani. Ella ci ha infatti lasciato un esempio di grande fede perchè non ha avuto paura della morte, ma l'ha accolta quasi come se fosse un viaggio normale, un pò come fu accolta dalla maggior parte dei Santi di Dio prima di lei. E' meraviglioso vedere tanta luce in una ragazza di appena 19 anni: chiunque al suo posto si sarebbe sentito legittimato a chiedersi perchè Dio, a chiedersi perchè proprio io e a chiedersi perchè non posso guarire; invece lei ha affrontato tutto con il sorriso, con la serenità d'animo e con la pazienza che ci ricorda quella biblica di Giobbe. Oggi, vogliamo continuare a ricordarla, proponendo un articolo di vitanuovatrieste.it (l'autrice è Rita Corsi) che ci presenta il resoconto di un DVD che ha ricostruito la vita e la santità di Chiara Badano:
Che cosa si prova ad essere stati amici di una Beata? È la domanda che viene posta a Ferdinando Garetto, piemontese, padre di 4 figli, medico oncologo, che è venuto da noi a raccontare la sua esperienza con Chiara Luce Badano, la giovane di 19 anni che Benedetto XVI ha beatificato il 25 settembre 2010 al santuario del Divino Amore. Invitato dalla Pastorale Giovanile della nostra diocesi, ha parlato la sera di venerdì 25 marzo nella chiesa di san Sergio alla presenza di mons. Giampaolo Crepaldi, dei responsabili, don Valerio Muschi e Arturo Pucillo, e di un centinaio di giovani delle varie parrocchie.
Il mattino dopo si è incontrato con gli allievi del Ciofs presso le suore Salesiane di via dell’Istria 55 e nel pomeriggio ha parlato davanti a una folla composita nel salone-tenda di san Giovanni che funge da chiesa nei giorni di festa. Direi che si è creato lo stesso silenzio religioso delle celebrazioni liturgiche mentre Ferdinando, con commovente semplicità e nello stesso tempo con forza coinvolgente, ha rievocato tanti episodi della vita di Chiara Luce Badano. Chiamato in tanti luoghi a dare la sua testimonianza, Garretto ha provato a Trieste una particolare emozione, proprio perché al “Burlo Garofolo” è avvenuto il miracolo che ha accelerato il processo di beatificazione: un bambino di Aurisina, Andrea Vidali, affetto da meningite fulminante, è guarito improvvisamente dopo che lo zio, focolarino aveva invocato l’intercessione della Badano.
Attraverso uno stupendo dvd viene ricostruita anche qui la vita della Beata. Attesa per 11 anni dai suoi genitori, Chiara nasce a Sassello (Savona) il 29 ottobre 1971 e cresce in una famiglia semplice che la educa alla fede.
A nove anni partecipa con papà e mamma a Roma al Family-Fest (una manifestazione mondiale del Movimento dei Focolari): è l’inizio, per tutti e tre, di una nuova vita. Chiara scopre Dio come Amore, ne fa l’ideale della sua vita e si impegna a compiere in ogni istante, per amore, la sua volontà. A 17 anni un forte dolore alla spalla, avvertito durante una partita a tennis, insospettisce i medici. Cominciano esami clinici di tutti i tipi per definire l’origine del male: una rara forma di tumore osseo. Si susseguono controlli medici ed esami e a fine febbraio ‘89 Chiara affronta il primo intervento: le speranze sono poche.
Nell’ospedale si alternano gli amici del Movimento per sostenere lei e la sua famiglia con l’unità e gli aiuti concreti. I ricoveri all’ospedale “Molinette” di Torino diventano sempre più frequenti ed è qui che incontra Ferdinando, allora studente di medicina. Le cure sono molto dolorose ma Chiara le affronta con grande coraggio. Presto arriva un’altra grande prova: perde l’uso delle gambe. Un nuovo doloroso intervento si rivela inutile. È per lei una sofferenza immensa: si ritrova come in un tunnel oscuro.
Nell’estate del ‘90 i medici decidono di interrompere le terapie: il male è ormai inarrestabile. Il 19 luglio la giovane informa Chiara Lubich della sua situazione: «La medicina ha deposto le sue armi. Interrompendo le cure, i dolori alla schiena sono aumentati e non riesco quasi più a girarmi sui fianchi. Mi sento così piccola e la strada da compiere è così ardua; spesso mi sento soffocata dal dolore. Ma è lo Sposo che viene a trovarmi, vero? Sì, anch’io ripeto con te “Se lo vuoi tu, lo voglio anch’io”».
Chiara Lubich a giro di posta le risponde: «Non temere Chiara di dirGli il tuo sì momento per momento. Egli te ne darà la forza, stanne certa. Anch’io prego per questo e sono sempre lì con te. Dio ti ama immensamente e vuole penetrare nell’intimo della tua anima e farti sperimentare gocce di cielo. “Chiara Luce” è il nome che ho pensato per te. Ti piace?».
Chiara Luce muore il 7 ottobre 1990. Prima aveva pensato a tutto: ai canti per il suo funerale, ai fiori, alla pettinatura, al vestito, che aveva desiderato bianco, da sposa. Le sue ultime parole rivolte alla mamma: «Sii felice, io lo sono!».
Il papà le aveva chiesto se era disponibile a donare le cornee: aveva risposto con un sorriso luminosissimo. Subito dopo la partenza di Chiara Luce per il Cielo arriva un telegramma di Chiara Lubich per i genitori: «Ringraziamo Dio per questo suo luminoso capolavoro». Un capolavoro che in questi giorni è stato mostrato anche a Trieste grazie a Ferdinando Garetto.
«Emerge dal dvd quella santità collettiva, del farsi santi “assieme”, che è una caratteristica della spiritualità collettiva che Chiara Lubich ha trasmesso ai suoi. L’esperienza che Chiara Luce ha fatto è forte, ma con lei l’hanno fatta anche gli amici che le erano vicini e il messaggio che anche noi di questa epoca possiamo cogliere ci sembra uno dei tanti segni positivi di questi tempi», affermano Luciana e Roberto uscendo commossi dalla sala-tenda.
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