Finalmente una buona notizia! Dopo molto tempo di indecisione e di silenzio, finalmente abbiamo avuto una presa di posizione da parte del Parlamento Europeo, sulle persecuzione contro i cristiani in Iraq. Purtroppo, sono giorni duri per i nostri fratelli iracheni e abbiamo bisogno che la società civile si renda conto dell'orrore causato dalla repressione e dalla mancanza di libertà religiosa. Lo stesso Papa Benedetto XVI si è soffermato recentemente sull'importanza fondamentale che riveste la libertà di religione, all'interno di ogni sistema sociale: infatti, non vi può essere una civiltà evoluta se non vi è una vera quanto garantita libertà di religione che si deve tradurre in una concreto mancanza di discriminazione o di repressione o di intolleranza. Per questo apprendiamo con gioia la presa di posizione dell'Unione Europea attraverso l'Europarlamento, sperando che tale risoluzione venga accompagnata da misure ed atti concreti per la cessazione del clima di persecuzione a Baghdad, e non solo (visto che i cristiani perseguitati sono più di 50 milioni nel mondo). Speriamo sia questo il primo passo verso una società tollerante e rispettosa della fede religiosa, anche se minoranza. Ecco l'articolo dal sito dell'UCCR:
Il filosofo ateo Bernard -Henry Lèvy aveva fatto un appello dalle colonne del Corriere della Sera il 17/11/10: «i cristiani formano oggi, su scala planetaria, la comunità più costantemente, violentemente e impunemente perseguitata [...] Esiste oggi un permesso di uccidere quando si tratta dei fedeli del “papa tedesco”? Un permesso di opprimere, umiliare, martirizzare? Ebbene no. Oggi bisogna difendere i cristiani». Sembra proprio che il Parlamento Europeo si sia deciso di dare ascolto all’ennesima presa di posizione. Così pochi giorni fa l’Europarlamento ha approvato, col voto di tutti i gruppi politici, una risoluzione che, condannando i massacri di cristiani iracheni, impegna i governi dell’Ue a premere sui dirigenti di Baghdad perché vengano intensificati «in modo drastico gli sforzi per proteggere i cristiani e le comunità più vulnerabili». Alla rappresentante per la politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, viene chiesto di considerare una priorità la sicurezza dei cristiani e di comportarsi in conseguenza. Promotore dell’iniziativa, con il gruppo Ppe di cui fa parte, Mario Mauro che ha espresso «grande soddisfazione» per il voto. In una dichiarazione -ripresa da Avvenire- con il capofila degli eurodeputati Pd David Sassoli, Mario Mauro – che è presidente degli eurodeputati del Pdl, vicepresidente dell’Europarlamento e rappresentante dell’Osce per la lotta alle discriminazioni contro i cristiani – ha sottolineato che la risoluzione «esprime la forte unità dell’Assemblea in difesa dei diritti fondamentali, chiedendo al governo iracheno di agire subito per la difesa della comunità cristiana irachena e per la libertà di religione, ed è anche un chiaro impegno contro la pena di morte chiedendo la sospensione dell’esecuzione di Tarek Aziz». «Il dato politico importante – ha detto ancora Mauro – è che il Parlamento nella sua interezza, oltre a condannare con forza gli attacchi, chiede che venga ristabilito in Iraq lo stato di diritto sulla base del principio della libertà religiosa, che è alla base di tutte le altre libertà, alla base di ogni sistema democratico ed è contenuto nella Costituzione del Paese» (su Il Sussidiario lo stesso Mario Mauro descrive nei dettagli la questione).
Commenti di piena soddisfazione per il contenuto e la forma unitaria del voto sono venuti egualmente da sinistra. A nome dell’intero gruppo di parlamentari Pd, di cui è presidente, Patrizia Toia ha annunciato il voto favorevole dichiarando che «la condanna a morte di Tareq Aziz, insieme a due altri ex funzionari, le uccisioni dei cristiani iracheni a Mosul e gli attacchi ai luoghi di culto cristiano non lasciano indifferente il Parlamento europeo, da sempre sensibile in prima linea per garantire il rispetto dei diritti fondamentali».
Il cristiano, in pratica, imbocca la Gerusalemme-Gerico; non disdegna di sporcarsi le mani; non passa oltre per paura di contaminarsi; non si prende i fatti suoi; non si rifugia nei suoi affari privati; non tira diritto per raggiungere il focolare domestico, o l’amore rassicurante della sposa, o la mistica solennità della sinagoga. Fa come fece il buon Samaritano, per il quale san Luca usa due verbi splendidi: “Ne ebbe compassione” e “gli si fece vicino”.
È un mestiere difficile, non c’è dubbio. Non solo perché richiede la coscienza dell’autonomia della politica da ogni ipoteca confessionale e il riconoscimento della sua laicità. Ma anche perché deve evitare la tentazione, sempre in agguato, dell’integralismo: diversamente si ridurrebbe il messaggio cristiano a una ideologia sociale.
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