giovedì 23 dicembre 2010

India: vivere il Natale nella paura

Siamo ormai vicinissimi al Santo Natale e tutti noi ci stiamo preparando per accogliere al meglio la rivisitazione del mistero più grande di tutti. Come avrete avuto modo di vedere, purtroppo, non tutti potranno liberamente festeggiare questo bellissimo evento, a causa di persecuzioni e attacchi contro la libertà religiosa. Abbiamo visto il Natale a lutto dei nostri fratelli cristiani iracheni e oggi, purtroppo, vediamo un altro Natale a rischio, in India:


New Delhi (AsiaNews) - Un movimento radicale indù, il Kui Samaj, ha annunciato che il giorno di Natale terrà un raduno nel distretto del Kandahamal, una zona che è stata teatro di tragiche violenze anticristiane nell’Orissa. Il Consiglio globale dei cristiani dell’India fa sapere che l’annuncio ha provocato panico fra i cristiani della regione. “Siamo spaventati. Per favore, fate qualche cosa” ha implorato Kartika Nayak , un giovane cristiano del villaggio di Barkhama, che è stato testimone delle violenze anti-cristiane del Natale 2007. Nayak era fra quelli accusati di aver ucciso Khageswar Mallick, un tribale indù, il giorno di Natale di quell’anno. Kartika Nayak dice che Mallick restò ferito mentre cercava di distruggere una chiesa. I radicali indù lo hanno portato via per farlo curare. Mallick morì, in circostanze mai chiarite, e gli indù da allora cercano di incolpare i cristiani della sua morte.

Il 19 dicembre scorso, Lambodar Kanhar, leader del Kui Samaj del Kandhamal, ha annunciato che il suo gruppo terrà un raduno per onorare la memoria di Mallick proprio il giorno di Natale. I cristiani della zona affermano che gli indù stanno tenendo adunanze segrete, e hanno distribuito manifestini chiedendo alla gente di onorare il “giorno della rimembranza”. Un membro dell’Associazione dei sopravvissuti del Kandhamal, Bipra Charan Nayak - non un parente di Kartika - ricorda che il leader del Kui Samaj, Kharan, ha indetto uno sciopero generale il giorno di Natale del 2007, che ha avuto un esito tragico. “La violenza che ne è seguita ha portato alla morte di tre cristiani, a 730 case e 115 chiese distrutte col fuoco, oltre a conventi e dispensari distrutti”. Bipra Charan ha aggiunto che i cristiani temono che nei prossimi giorni si scateni un nuovo ciclo di violenze, se le autorità non prendono provvedimenti.

Un leader cristiano locale, Umesh Nayak, (non è parente dei due Nayak già citati) afferma che il governo non sembra dare assicurazioni sufficienti ad alleviare le paure dei cristiani. Ricorda che il distretto di Kandhamal ha vissuto un'altra stagione di violenza anticristiana, durata sette settimane, a partire dell’agosto 2008, nonostante le promesse rassicuranti del ministro federale, che aveva visitato i cristiani nei campi profughi in cui erano rifugiati.E anche un leader tribale, Itikera Sunamajhi, dice di temere che si ripeta l’esperienza drammatica del Natale 2007. “Sicuramente c’è paura fra i cristiani. Ne abbiamo parlato alle autorità, che ci hanno detto che avrebbero preso le misure necessarie”.

Del problema si è fatto carico il presidente che Consiglio dei cristiani, Sajan George, che ha scritto al primo Ministro dell’Orissa. “Il panico si sta diffondendo fra i cristiani nel distretto di Kandhamal dopo che il movimento Kui Samaj ha annunciate un raduno per il giorno di Natale. Il raduno riporta alla memoria la brutalità e l’inganno perpetrati a Barakama il giorno di Natale del 2007. I radicali indù stanno facendo circolare manifestini per eccitare gli animi, e i cristiani temono che se le autorità non si muovano per frenare sul nascere questi movimenti sinistri , prima che un nuovo ciclo di violenze possa deflagrare”. Sajan George ricorda che nel 2007 la violenza anticristiana nel distretto di Kandhamal non ha avuto precedenti nella storia indiana. In totale 730 case sono state distrutte, insieme a 115 chiese. I cristiani morti furono 9, molte donne violentate, e più di 40 imprese e negozi danneggiati. E chiude la lettera con un appello: “Signor ministro, Le chiediamo di ridare fiducia a questa minuscola minoranza cristiana”. FONTE: AsiaNews

Sono situazioni estreme dove la paura e il terrore sostituiscono la gioia e l'attesa per il Santo Natale: ci vuole molto coraggio, forza e fede per poter rimanere in terre così martoriate e quindi noi assicuriamo la nostra vicinanza spirituale a tutti loro. Speriamo che Dio conceda loro di festeggiare il più grande dono da Lui concesso all'uomo e speriamo che le autorità si muovano per tutelare queste minoranze cristiane, nel giorno più bello. Non possiamo pensare ad un nuovo Natale con spargimento di sangue perchè Natale evoca pace, umiltà, amore, solidarietà e fratellanza: chi non lo comprende è solo un uomo distrutto dall'odio e dall'ignoranza e che ben presto andrà incontro alla collera di Dio.
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