Si avvicina il periodo di Natale e le televisioni già parlano di shopping, vacanze, regali e cenoni. Ma fra tutto questo, chi pensa ai poveri? Il Natale ha perso gran parte del suo significato e oggi si sta sempre più paganizzando, dissociandosi dalla nascita di Gesù. Per noi cattolici è una grande sconfitta perchè stiamo contribuendo anche a noi al declino di questa celebrazione, a causa del nostro comportamento. Infatti, il Natale è prima di tutto la festa di Gesù: una festa che richiama alla mente l'umiltà, l'amore e la solidarietà. Gesù Bambino rappresenta tutto questo: ci ha insegnato un'umiltà che nemmeno immaginavamo ed ha chiamato a celebrare l'evento non i ricchi e i potenti, ma i pastori con le loro pecorelle. Gesù ha pensato agli ultimi quando è venuto e non ai ricchi, scegliendo di condividere la povertà con gli ultimi.
Quanto segue è un articolo della Diocesi di Milano, pubblicato due anni fa: fotografa una situazione di povertà e di aiuto missionario che a distanza di due anni, si ripropone con maggior violenza, considerando la perdurante crisi economica che sta declassando le famiglie medio-basse. Sarebbe il caso di dire che invece dei regali (inutili e superflui) si dovrebbe pensare di dedicare maggior attenzione a queste situazioni:
19/12/2008
di Alen CUSTOVIC
Il Natale è alle porte e, malgrado la crisi, a Milano non mancano acquisti e nastri colorati. Accanto alle luci che illuminano le strade esiste però un’altra città, sconosciuta ai più, perché umile e silenziosa: è la Milano dei poveri. Giovani o anziani, italiani o immigrati, sono persone che non hanno famiglia, non hanno casa, non hanno un lavoro per mantenersi o un medico che li possa curare.
Cosa faranno queste persone per Natale? Con chi e dove saranno? «Non lo so - risponde Marco, che fino a qualche anno fa conduceva una vita normale, ma poi ha perso il lavoro e sono cominciati i guai -. Il Natale è sempre importante, per carità, ma per me è un altro giorno nel quale devo tirare fino a sera... Quando non hai dove dormire la notte è fredda, la vita diventa ancora più dura e tutto questo ti insegna a non pensare troppo in avanti, ma a vivere giorno per giorno...».
Quest’inverno Marco ha un letto nella casa di un amico un po’ più fortunato di lui, perché ha un tetto, mentre d’estate dorme per strada. Fatica a raccontare del suo passato, preferisce parlare del tempo che fa e della «politica che non va mai bene».
A molti potrà sembrare incredibile che a due passi dal centro di Milano, per esempio in corso Concordia, alla mensa dell’Opera San Francesco per i poveri, ogni giorno vengano sfamate migliaia di persone che altrimenti non saprebbero come fare. Ma se ci si sofferma un po’ di più, ecco che accanto a un mondo e a un tempo fatto di canzoncine e di regali scartati, emerge un altro mondo fatto di moltitudini di uomini e donne in fila con vassoi, piatti e posate di plastica per mangiare. Esiste dunque anche qui tra noi, e non necessariamente in un mondo lontano, “terzo”, un universo “invisibile” di persone per le quali il Natale ha un significato molto diverso, forse più essenziale.
«Non so dove starò per Natale - dice Janka, una signora ungherese sulla cinquantina, rimasta senza lavoro quando l’anziano di cui si prendeva cura è morto e lei non ha più potuto rinnovare il permesso di soggiorno -. Quello dell’anno scorso l’ho passato con un panino in mano sotto una fermata dell’Atm. Non so...». Sorridendo ironicamente, aggiunge: «Anche Gesù era povero... Forse essere poveri è davvero un vantaggio... La cosa che fa paura però è la miseria... Non so, forse anche il prossimo Natale lo passerò con un panino in mano. L’importante è la salute...».
«Fino a Natale c’è ancora tempo - dice Antonio, immigrato dal Meridione tanti anni fa -. Un giorno è lungo e possono succedere tante cose... Non ho molta scelta. Posso starmene da solo da qualche parte, oppure in compagnia di qualcuno come me... Parenti stretti in vita non ne ho più e quei pochi che sono rimasti stanno lontano...».
«Cosa devo fare...», racconta Irma, un’anziana signora che va alla mensa dei poveri anche se a vederla sembra una delle tante signore che prendono l’autobus per fare un po’ di spesa. «Non è mica difficile ridursi così - racconta -, basta che ti muore il marito, la pensione è bassa. Figli non ne ho e così devi arrangiarti».
Per fortuna c’è chi oltre le parole e le buone intenzioni, nella povertà ci mette soprattutto la buona volontà, si «sporca le mani», come dice Mario, uno altro degli indigenti di Milano. Uno di questi straordinari esempi di umanità è appunto rappresentato dalla mensa dell’Opera San Francesco per i poveri (Osf), la realtà fondata nel 1959 dai Frati Cappuccini, che a Milano testimonia ininterrottamente assistenza gratuita e accoglienza: 2.500 pasti caldi serviti al giorno, 160 visite mediche e più di 200 docce.
Queste sono alcune cifre e risultati concreti raggiunti da questo piccolo grande “esercito”, fatto di religiosi e di laici che si spendono per il prossimo. A rendere possibile tutto ciò sono i volontari dell’Osf che attualmente sono 475, di cui 134 medici. «Se non ci fossero loro - racconta Ibrahim, tunisino, oggi disoccupato -, chissà come farei a mangiare, e come me tanta altra gente. Questi amici non ci danno solo il pane, ma ci vestono e ci fanno lavare, ci curano se stiamo male e ci sanno ascoltare... Io sono musulmano, il Natale non lo festeggio, ma se Natale vuol dire ritrovare anche una piccola speranza, noi che non abbiamo niente riceviamo la speranza solo grazie a un fratello che ci dà una mano».
Capire la Santa Messa - Ultimo Appuntamento
10 anni fa
4 commenti: on "Il Natale dei poveri"
"Nonostante il consumismo esasperato, l'opportunismo, la falsità e la ipocrisia da parte di molti, il Natale è ancora un momento magico ed intenso che ci aiuta a riflettere sulle conclusioni troppo affrettate e sui certi insulti, litigi e sconfitte che potrebbero essere evitati." ~Jean-Paul Malfatti
Parole sagge che andrebbero vissute invece di vivere solo l'aspetto materialistico e consumistico che trasforma un periodo magico in un periodo di stress e soldi buttati.
Il Natale cos'è, mamma? | mini racconto
Un povero bambino affamato chiede a sua madre:
"Il Natale cos'è, mamma?"
La madre risponde: "Buona domanda, ma non so come risponderti perché non ne ho mai avuto uno."
Il bimbo si guarda intorno e dice: "Allora deve essere qualcosa di decente da indossare oppure qualcosa di davvero buono da mangiare o bere!"
Jean-Paul Malfatti
Fonte 1: http://tinyurl.com/AP101213
Fonte 2. http://tinyurl.com/PP208143
~Jean-Paul Malfatti
Sii credente, sii agnostico, sii ateo, oppure sii nulla, tutto o solo ciò che vuoi essere, ma, per carità, siilo senza fanatismo o spavalderia e, soprattutto, senza insultare o dare del fesso a chi la pensa diversamente da te. Approfittando che il Natale bussa alle porte e alle finestre ancora una volta, ricordiamoci che ai poveri e affamati non interessa se i loro bisogni vengono ascoltati e magari soddisfatti da un credente o da uno che non abbia alcuna appartenenza religiosa, bensì che la loro fame "di cibo" e sete "d'acqua" vengono saziate mentre riescono ancora ad aprire la bocca per mangiare i cibi e bere l'acqua che a loro sono stati regalati. E se possiamo e per quanto possiamo, cerchiamo di affievolire o di sollevare le loro sofferenze e afflizioni in qualche modo. Ma cerchiamo di farlo subito, volentieri e senza dimenticare che la vera carità è muta e cieca. Vede e parla con il cuore, facendo tutto quello che deve fare senza né rumore né pubblicità.
Jean-Paul Malfatti
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