mercoledì 12 gennaio 2011

Carità e Verità: Caritas in Veritate - VI

Continuiamo la lettura della nuova Enciclica di Papa Benedetto XVI "Caritas in veritate". Quest'enciclica è stata la terza del pontificato di Benedetto XVI e si sofferma su temi molto attuali, come la crisi economica e vari temi di natura sociale. La sua lettura è molto importante poiché rivolta non solo ai fedeli, ma a tutti gli uomini di buona volontà, mostrando come un vero sviluppo umano si può ottenere solo attraverso la carità e la verità, due valori imprescindibili per una società più giusta, sotto tutti i punti di vista, e la cui mancanza ha portato il mondo nell'attuale situazione di crisi e povertà. Segue la lettura, la nostra disamina consueta.


25. Dal punto di vista sociale, i sistemi di protezione e previdenza, già presenti ai tempi di Paolo VI in molti Paesi, faticano e potrebbero faticare ancor più in futuro a perseguire i loro obiettivi di vera giustizia sociale entro un quadro di forze profondamente mutato. Il mercato diventato globale ha stimolato anzitutto, da parte di Paesi ricchi, la ricerca di aree dove delocalizzare le produzioni di basso costo al fine di ridurre i prezzi di molti beni, accrescere il potere di acquisto e accelerare pertanto il tasso di sviluppo centrato su maggiori consumi per il proprio mercato interno. Conseguentemente, il mercato ha stimolato forme nuove di competizione tra Stati allo scopo di attirare centri produttivi di imprese straniere, mediante vari strumenti, tra cui un fisco favorevole e la deregolamentazione del mondo del lavoro. Questi processi hanno comportato la riduzione delle reti di sicurezza sociale in cambio della ricerca di maggiori vantaggi competitivi nel mercato globale, con grave pericolo per i diritti dei lavoratori, per i diritti fondamentali dell'uomo e per la solidarietà attuata nelle tradizionali forme dello Stato sociale. I sistemi di sicurezza sociale possono perdere la capacità di assolvere al loro compito, sia nei Paesi emergenti, sia in quelli di antico sviluppo, oltre che nei Paesi poveri. Qui le politiche di bilancio, con i tagli alla spesa sociale, spesso anche promossi dalle Istituzioni finanziarie internazionali, possono lasciare i cittadini impotenti di fronte a rischi vecchi e nuovi; tale impotenza è accresciuta dalla mancanza di protezione efficace da parte delle associazioni dei lavoratori. L'insieme dei cambiamenti sociali ed economici fa sì che le organizzazioni sindacali sperimentino maggiori difficoltà a svolgere il loro compito di rappresentanza degli interessi dei lavoratori, anche per il fatto che i Governi, per ragioni di utilità economica, limitano spesso le libertà sindacali o la capacità negoziale dei sindacati stessi. Le reti di solidarietà tradizionali trovano così crescenti ostacoli da superare. L'invito della dottrina sociale della Chiesa, cominciando dalla Rerum novarum [60], a dar vita ad associazioni di lavoratori per la difesa dei propri diritti va pertanto onorato oggi ancor più di ieri, dando innanzitutto una risposta pronta e lungimirante all'urgenza di instaurare nuove sinergie a livello internazionale, oltre che locale.

La mobilità lavorativa, associata alla deregolamentazione generalizzata, è stata un fenomeno importante, non privo di aspetti positivi perché capace di stimolare la produzione di nuova ricchezza e lo scambio tra culture diverse. Tuttavia, quando l'incertezza circa le condizioni di lavoro, in conseguenza dei processi di mobilità e di deregolamentazione, diviene endemica, si creano forme di instabilità psicologica, di difficoltà a costruire propri percorsi coerenti nell'esistenza, compreso anche quello verso il matrimonio. Conseguenza di ciò è il formarsi di situazioni di degrado umano, oltre che di spreco sociale. Rispetto a quanto accadeva nella società industriale del passato, oggi la disoccupazione provoca aspetti nuovi di irrilevanza economica e l'attuale crisi può solo peggiorare tale situazione. L'estromissione dal lavoro per lungo tempo, oppure la dipendenza prolungata dall'assistenza pubblica o privata, minano la libertà e la creatività della persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale. Desidererei ricordare a tutti, soprattutto ai governanti impegnati a dare un profilo rinnovato agli assetti economici e sociali del mondo, che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona, nella sua integrità: “L'uomo infatti è l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale” [61].

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Continuiamo a vedere come il Papa abbia davvero compreso ciò che sta accadendo in questi tempi, economicamente così duri. Oggi viene posta l'attenzione su un ulteriore conseguenza della globalizzazione e ovviamente della crisi in corso e cioè il welfare. Il welfare rappresenta l'aspetto previdenziale-assistenzialistico di uno Stato e oggi sta soffrendo molto la crisi in corso: abbiamo visto come nella Legge di stabilità (vecchia Finanziaria) si siano ridotti i fondi disponibili e come una nuova regolamentazione del settore miri a inasprire i requisiti per poter accedere a questi servizi assistenzialistici. La stessa riforma delle pensioni mira al prolungamento lavorativo e al ritardo nella corresponsione degli assegni pensionali: questo perchè lo Stato non riesce più a far fronte a queste esigenze che vengono quindi sacrificate. 
L'altro problema su cui Benedetto XVI focalizza l'attenzione è quello dei diritti dei lavoratori e della consistenza delle associazioni sindacali, in crisi di forza e rappresentatività. Ieri, commentando la Rerum Novarum, abbiamo visto il problema dei diritti dei lavoratori, in particolare degli operai, sempre più sottoposte ad una situazione di ricatto, come la vicenda Fiat sta purtroppo dimostrando. La globalizzazione ha comportato l'apertura delle frontiere e le imprese ora non vanno in cerca della nazionalità, ma piuttosto della sede più redditizia, capace di ammettere condizioni fiscali notevolmente più favorevoli. E difatti, la questione Fiat, mostra proprio questa prospettiva di delocalizzazione, nella totale impotenza dei sindacati, alcuni dei quali hanno scelto il male minore, preferendo salvaguardare il posto di lavoro, sacrificando i diritti dei lavoratori. 
Il monito di Benedetto XVI è quello che anche noi, come qualsiasi uomo di buona volontà, rivolgeremmo a chi è in grado di incidere sull'attuale situazione: Desidererei ricordare a tutti, soprattutto ai governanti impegnati a dare un profilo rinnovato agli assetti economici e sociali del mondo, che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona, nella sua integrità: “L'uomo infatti è l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale”.
Ricordiamoci allora che al centro c'è l'uomo e non il profitto...



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