lunedì 10 gennaio 2011

Un nuovo cammino - La Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica - VII

Continua il percorso di studio della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica: un valore importantissimo e valido per tutti gli uomini di buona volontà, il che lo rende molto trasversale e utile alla causa generale. Oggi vediamo l'incidenza che Gesù Cristo ha avuto sulla storia del mondo e di come la Chiesa consideri che « la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana si trovano nel suo Signore e Maestro ». Gesù in realtà ci ha davvero dato un vero e proprio modello di vita: un modello che però l'uomo ha rifiutato a causa degli egoismo, delle cupidigie, delle disonestà e delle malignità. Volete vedere una vera e propria comunità politica organizzata? Allora dirigete il vostro sguardo su Nomadelfia, una comunità creata da Don Zeno Saltini e che ricevette un notevole apprezzamento dal Venerabile Giovanni Paolo II: tale apprezzamento fu la conseguenza di un lavoro immane portato avanti da Don Zeno che riuscì nell'intento di eliminare persino il denaro e di emanare come Legge fondamentale, l'amore e la carità! Molti oggi dicono che ' un'utopia, ma Don Zeno ci ha mostrato come l'amore può ben guidare una comunità. 
Ecco quanto segue pone l'accento proprio sul messaggio che Gesù ci ha lasciato, indicandoci la via perfetta da seguire: seguendo questa via, la politica potrebbe davvero essere in grado di compiere qualcosa di grande e importante. Infatti, il male, il cancro della politica, soprattutto italiana, è il forte individualismo, il tenace settorialismo nonché un forte senso di supremazia del bene contingente rispetto al bene comune. Ecco, la politica attingendo dalla Dottrina Sociale della Chiesa e quindi dal Vangelo stesso di Gesù Cristo, può davvero cambiare e perseguire finalmente l'interesse collettivo: 


II. GESÙ CRISTO
COMPIMENTO DEL DISEGNO DI AMORE DEL PADRE

a) In Gesù Cristo si compie l'evento decisivo della storia di Dio con gli uomini

28 La benevolenza e la misericordia, che ispirano l'agire di Dio e ne offrono la chiave d'interpretazione, diventano tanto prossime all'uomo da assumere i tratti dell'uomo Gesù, il Verbo fatto carne. Nel racconto di Luca, Gesù descrive il Suo ministero messianico con le parole di Isaia che richiamano il significato profetico del giubileo: « Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà
gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore » (4,18-19; cfr. Is 61,1-2). Gesù si pone dunque sulla linea del compimento, non solo perché adempie ciò che era stato promesso e che era atteso da Israele, ma anche nel senso, più profondo, che in Lui si compie l'evento decisivo della storia di Dio con gli uomini. Egli, infatti, proclama: « Chi ha visto me ha visto il Padre » (Gv 14,9). Gesù, in altri termini, manifesta tangibilmente e in modo definitivo chi è Dio e come Egli si comporta con gli uomini.

29 L'amore che anima il ministero di Gesù tra gli uomini è quello sperimentato dal Figlio nell'unione intima col Padre. Il Nuovo Testamento ci consente di penetrare nell'esperienza che Gesù stesso vive e comunica dell'amore di Dio Suo Padre — Abbà — e, dunque, nel cuore stesso della vita divina. Gesù annuncia la misericordia liberatrice di Dio nei confronti di coloro che incontra sulla Sua strada, a cominciare dai poveri, dagli emarginati, dai peccatori, e invita alla Sua sequela, perché Egli per primo, e in modo del tutto singolare, obbedisce al disegno d'amore di Dio quale Suo inviato nel mondo.

La coscienza che Gesù ha di essere il Figlio esprime appunto tale originaria esperienza. Il Figlio ha ricevuto tutto, e gratuitamente, dal Padre: « Tutto quello che il Padre possiede è mio » (Gv 16,15). Egli, a sua volta, ha la missione di fare partecipi di questo dono e di questa relazione filiale tutti gli uomini: « Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi » (Gv 15,15).

Riconoscere l'amore del Padre significa per Gesù ispirare la Sua azione alla medesima gratuità e misericordia di Dio, generatrici di vita nuova, e diventare così, con la Sua stessa esistenza, esempio e modello per i Suoi discepoli. Essi sono chiamati a vivere come Lui e, dopo la Sua Pasqua di morte e risurrezione, a vivere in Lui e di Lui, grazie al dono sovrabbondante dello Spirito Santo, il Consolatore che interiorizza nei cuori lo stile di vita di Cristo stesso.

b) La rivelazione dell'Amore trinitario

30 La testimonianza del Nuovo Testamento, con lo stupore sempre nuovo di chi è stato folgorato dall'inesprimibile amore di Dio (cfr. Rm 8,26), coglie nella luce della rivelazione piena dell'Amore trinitario offerta dalla Pasqua di Gesù Cristo, il significato ultimo dell'Incarnazione del Figlio e della Sua missione tra gli uomini. Scrive san Paolo: « Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? » (Rm 8,31-32). Un linguaggio simile usa anche san Giovanni: « In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati » (1 Gv 4,10).

31 Il Volto di Dio, progressivamente rivelato nella storia della salvezza, risplende in pienezza nel Volto di Gesù Cristo Crocifisso e Risorto. Dio è Trinità: Padre, Figlio, Spirito Santo, realmente distinti e realmente uno, perché comunione infinita di amore. L'amore gratuito di Dio per l'umanità si rivela, innanzi tutto, come amore sorgivo del Padre, da cui tutto proviene; come gratuita comunicazione che il Figlio fa di esso, ridonandosi al Padre e donandosi agli uomini; come sempre nuova fecondità dell'amore divino che lo Spirito Santo effonde nel cuore degli uomini (cfr. Rm 5,5).

Con le parole e con le opere, e in modo pieno e definitivo con la Sua morte e la Sua risurrezione,30 Gesù Cristo rivela all'umanità che Dio è Padre e che tutti siamo chiamati per grazia a diventare figli di Lui nello Spirito (cfr. Rm 8,15; Gal 4,6), e perciò fratelli e sorelle tra noi. È per questa ragione che la Chiesa crede fermamente che « la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana si trovano nel suo Signore e Maestro ».31

32 Contemplando la gratuità e la sovrabbondanza del dono divino del Figlio da parte del Padre, che Gesù ha insegnato e testimoniato donando la Sua vita per noi, l'Apostolo Giovanni ne coglie il senso profondo e la più logica conseguenza: « Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi » (1 Gv 4,11-12). La reciprocità dell'amore è richiesta dal comandamento che Gesù definisce nuovo e Suo: « come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri » (Gv 13,34). Il comandamento dell'amore reciproco traccia la via per vivere in Cristo la vita trinitaria nella Chiesa, Corpo di Cristo, e trasformare con Lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste.

33 Il comandamento dell'amore reciproco, che costituisce la legge di vita del popolo di Dio,32 deve ispirare, purificare ed elevare tutti i rapporti umani nella vita sociale e politica: « Umanità significa chiamata alla comunione interpersonale »,33 perché l'immagine e somiglianza del Dio trinitario sono la radice di « tutto “l'ethos” umano ... il cui vertice è il comandamento dell'amore ».34 Il fenomeno culturale, sociale, economico e politico odierno dell'interdipendenza, che intensifica e rende particolarmente evidenti i vincoli che uniscono la famiglia umana, mette in risalto una volta di più, alla luce della Rivelazione, « un nuovo modello di unità del genere umano, al quale deve ispirarsi, in ultima istanza, la solidarietà. Questo supremo modello di unità, riflesso della vita intima di Dio, uno in tre Persone, è ciò che noi cristiani designiamo con la parola “comunione” ».35


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