sabato 29 gennaio 2011

La Chiesa nel mondo contemporaneo - VII parte

Continuiamo il nostro cammino di lettura della Costituzione Pastorale "Gaudiem et spes" di Papa Paolo VI. Siamo ancora nella parte in cui Paolo VI tenta di rispondere ai quesiti più importanti della vita sociale e cioè chi è l'uomo e qual è la sua dimensione all'interno della società e dell'universo. Oggi vediamo la dimensione immateriale dell'uomo costituita dalla sua intelligenza e dalla sua coscienza. L'intelligenza è partecipazione della mente umana alla Luce della mente di Dio ed è tramite essa che l'uomo riesce davvero a formarsi, giungendo ad indagare ciò che lo circonda ed ad indagare la sua natura su questa terra. Nessuno dubita del valore fondamentale rappresentato dall'intelligenza, dalla sapienza, capace di portare il mondo ad evolversi in maniera incredibile. Purtroppo quest'evoluzione socio-tecnologica non è stata sempre supportata dall'apporto della coscienza: la coscienza è la parte più intima dell'uomo, si può definire come la Voce di Dio che aiuta nel discernimento quotidiano tra bene e male. Paolo VI rileva quanto poco ascolto l'uomo abbia dato alla coscienza nell'evoluzione: e molto probabilmente è stata questa mancanza a costruire gli aspetti negativi dello sviluppo che si stanno ripercuotendo ancora oggi, soprattutto sulle popolazione più deboli. Se l'uomo avesse combinato intelligenza e coscienza, avremmo sicuramente avuto uno sviluppo molto più lineare, più equo, meno discriminatorio e meno sfruttatore. Pur sapendo che il gioco dei sé è fine a sé stesso, siamo certi che un futuro accompagnato dall'ascolto di una coscienza morale universalmente riconosciuta, potrà essere la base per un nuovo sviluppo umano, maggiormente attento alle fasce deboli e alle questioni etiche più delicate. Proseguiamo dunque con la prosecuzione del primo capitolo:

CAPITOLO I

LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA

15. Dignità dell'intelligenza, verità e saggezza.

L'uomo ha ragione di ritenersi superiore a tutto l'universo delle cose, a motivo della sua intelligenza, con cui partecipa della luce della mente di Dio.

Con l'esercizio appassionato dell'ingegno lungo i secoli egli ha fatto certamente dei progressi nelle scienze empiriche, nelle tecniche e nelle discipline liberali Nell'epoca nostra, poi, ha conseguito successi notevoli particolarmente nella investigazione e nel dominio del mondo materiale.

E tuttavia egli ha sempre cercato e trovato una verità più profonda.

L'intelligenza, infatti, non si restringe all'ambito dei soli fenomeni, ma può conquistare con vera certezza la realtà intelligibile, anche se, per conseguenza del peccato, si trova in parte oscurata e debilitata. Infine, la natura intelligente della persona umana può e deve raggiungere la perfezione. Questa mediante la sapienza attrae con dolcezza la mente a cercare e ad amare il vero e il bene; l'uomo che se ne nutre è condotto attraverso il visibile all'invisibile.

L'epoca nostra, più ancora che i secoli passati, ha bisogno di questa sapienza per umanizzare tutte le sue nuove scoperte. È in pericolo, di fatto, il futuro del mondo, a meno che non vengano suscitati uomini più saggi. Inoltre va notato come molte nazioni, economicamente più povere rispetto ad altre, ma più ricche di saggezza, potranno aiutare potentemente le altre.

Col dono, poi, dello Spirito Santo, l'uomo può arrivare nella fede a contemplare e a gustare il mistero del piano divino (16).

16. Dignità della coscienza morale.

Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell'intimità del cuore: fa questo, evita quest'altro.

L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell'uomo, e secondo questa egli sarà giudicato (17). La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità (18).

Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che trova il suo compimento nell'amore di Dio e del prossimo (19). Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità e per risolvere secondo verità numerosi problemi morali, che sorgono tanto nella vita privata quanto in quella sociale. Quanto più, dunque, prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità. Tuttavia succede non di rado che la coscienza sia erronea per ignoranza invincibile, senza che per questo essa perda la sua dignità.

Ma ciò non si può dire quando l'uomo poco si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all'abitudine del peccato.

17. Grandezza della libertà.

Ma l'uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà.

I nostri contemporanei stimano grandemente e perseguono con ardore tale libertà, e a ragione. Spesso però la coltivano in modo sbagliato quasi sia lecito tutto quel che piace, compreso il male.

La vera libertà, invece, è nell'uomo un segno privilegiato dell'immagine divina.

Dio volle, infatti, lasciare l'uomo « in mano al suo consiglio » (20) che cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, aderendo a lui, alla piena e beata perfezione.

Perciò la dignità dell'uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e determinato da convinzioni personali, e non per un cieco impulso istintivo o per mera coazione esterna. L'uomo perviene a tale dignità quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine mediante la scelta libera del bene e se ne procura con la sua diligente iniziativa i mezzi convenienti. Questa ordinazione verso Dio, la libertà dell'uomo, realmente ferita dal peccato, non può renderla effettiva in pieno se non mediante l'aiuto della grazia divina.

Ogni singolo uomo, poi, dovrà rendere conto della propria vita davanti al tribunale di Dio, per tutto quel che avrà fatto di bene e di male (21).
 

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