domenica 16 gennaio 2011

Il punto della settimana

A distanza di una settimana ci troviamo nuovamente insieme per fare il punto della settimana. Una settimana rovente, sotto ogni punta di vista e che ha visto eventi di importanza storica, come il referendum a Mirafiori. MA ci sono anche notizie che svelano un nuovo scandalo in politica e notizie che mostrano come la crisi economica sta cominciando a mietere le prime vittime all'estero.

Ma andiamo con ordine: settimana scorsa ci eravamo lasciati con in ballo la questione di Mirafiori: ieri abbiamo appreso che con il 54% dei voti, il referendum si è concluso con la vittoria del SI. LA chiamano una vittoria storica, ma in realtà questo numero statistico mostra una disunità degli operai e una mancanza di condivisione tra essi e la dirigenza. E' un accordo storico, ma in negativo: infatti, la paura è che questo tipo di situazioni-ricatto possano ora estendersi anche alle altre aziende in crisi. Il potere contrattuale dei lavoratori è ormai risicato e Mirafiori ha portato alla ribalta proprio questo timore: la minaccia di lasciare l'Italia per lidi esteri, incide in maniera pesante sul potere contrattuale dei lavoratori, i quali non hanno molta scelta se non quella di adeguarsi alle condizioni richieste, in barba ai diritti sindacali. Mirafiori ha mostrato anche il coraggio dei lavoratori: infatti, la percentuale così risicata del SI mostra come i lavoratori, nonostante il pesante ricatto a cui sottostavano, hanno avuto il coraggio di votare secondo coscienza, per mostrare a sé stessi e ai propri figli, che si può lottare per un futuro migliore. Speriamo che questo coraggio si diffonda e che si ricostruisca il sistema delle relazioni industriali sul principio della dignità dei lavoratori (che ingloba anche condizioni di lavoro non pregiudicanti lo stato di salute).

In settimana abbiamo visto anche la guerriglia in Tunisia: l'aumento del prezzo dei generi alimentari di base ha portato conseguenze catastrofiche come la fuga dell'ormai ex Presidente Ben Ali e l'uccisione del suo nipote. Ancora una volta, un trono viene rovesciato: quando l'uomo capirà che il potere comporta grosse responsabilità e che non si può far pagare la crisi economica solo ai cittadini? La situazione della Tunisia è emblematica di come nessun regime potrà mai avere vita perpetua perchè l'uomo è nato per essere libero, per poter manifestare il proprio pensiero liberamente e per poter concorrere nello sviluppo economico, sociale e politico. Speriamo che questa tragica rivoluzione comporti almeno la nascita di un nuovo ordine politico democratico e attento ai bisogni della popolazione.

Dalla Tunisia torniamo all'Italia: attraversiamo un momento duro, di forte stagnazione economica in un Paese incapace di rispondere alle istanze della popolazione nelle sue diverse articolazioni. E a cosa dobbiamo pensare? Ai problemi del Presidente del Consiglio. Non so se questa nuova vergogna sia vera o meno perchè in Italia vige il principio di presunzione di innocenza: il che vuol dire che fino a prova contraria, l'imputato è ritenuto innocente. Però non nascondo una certa insofferenza, un certo fastidio nel dover sempre pensare ai problemi personali di un uomo ormai totalmente inadatto a ricoprire un ruolo così importante e ormai indegno di rappresentare i cattolici di questo Paese. Se Berlusconi pensa al bene del Paese, forse dovrebbe lasciare il posto ad un suo collaboratore affinché il Paese possa tentare di affrontare i delicati problemi che lo stanno dilaniando: insomma, abbiamo bisogno di una politica del Paese, per il Paese: siamo stufi di una politica ad personam/s, siamo stanchi di vecchi conflitti ideologici, siamo stanchi delle continue guerre tra le istituzioni, con l'intento di delegittimare l'organo giudicante. In sostanza, siamo stanchi di questa politica, così come è impostata: vogliamo e abbiamo bisogno di risposte immediate per poter ridare un futuro a chi lo vede irrimediabilmente compromesso.
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